mercoledì 11 luglio 2012

Damiano Plebani

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Quando entrai nel gruppo qualche anno fa, non avrei mai pensato che mi avrebbe cambiato così tanto (in bene,è chiaro ). Se prima ero il ragazzino timido e introverso che aveva vergogna di mostrarsi, ora sono il ragazzo normale che socializza, un ragazzo simpatico, dolce, bello, sensibile, beneducato, responsabile e modesto.  Questo percorso mi ha cambiato nello spirito e anche nella mente. Non avrei mai avuto il coraggio di salire sul palco se Delia non mi avesse dato il via e incoraggiato, e ora sul palco mi trovo bene. Forse vi chiedete perché ho continuato a fare teatro per così tanti anni; ve lo dico subito: perché mi diverto e perché ci sono persone fantastiche che mi trasmettono la voglia di andare avanti, di continuare, di non mollare il gruppo (e penso che se non ci fossero loro sarei tra il pubblico a vedere gli spettacoli). In tutti questi anni ho capito poi che il teatro non e’ una forma d’ arte non vivente. Con l’ esperienza del gruppo ho capito che il teatro e’ una cosa viva, forse come lo siamo noi: cresce e cambia. A seconda della nostra interpretazione e di quella degli altri teatranti, può prendere una forma ariosa e grande, come può essere visto piccolo e chiuso (nel caso di un’ interpretazione in un momento di non-voglia). C’e’ però da precisare che anche se cresce, il teatro sarà immortale finchè ci sarà gente che si impegna per farlo sopravvivere, gente che magari passa 25 anni della sua vita come regista o come attrice e trasmette la sua passione a altri ragazzi. Ecco, in sintesi questo e’ quello che penso, dopo 4 o 5 anni di prove e spettacoli, e se dovessi consigliarlo a qualcuno, lo proporrei alle persone che hanno paura a relazionarsi e a esprimersi con i loro coetanei.
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