L’attività teatrale mi ha accompagnata per diversi anni, da quelli dell’infanzia in cui tutto era un universo di luci, colori, melodie a quelli dell’adolescenza dove il teatro era un modo per mettersi in gioco, alla prova, per dimostrare il valore che ognuno di noi aveva da offrire.
Questa forma d’arte non deve essere considerata solamente fine a se stessa, in quanto attraverso il teatro emergono le attitudini e le capacità creative del singolo facendo leva su quelle potenzialità che tutti noi abbiamo, ma che magari non siamo capaci di riconoscere e di valorizzare; inoltre si promuovo i legami sociali in quella che può essere considerata una “palestra” per la socializzazione: il gruppo è infatti impegnato nella preparazione di un prodotto comune che ha bisogno del contributo di tutti per giungere ad un ottimo risultato finale.
Si tratta di un grande contenitore di emozioni molto diverse tra loro: l’insegnamento, o meglio, la sfida è quella di riuscire a riconoscerle per non farsi travolgere, ma essere in grado di gestirle in modo funzionale per la buona riuscita del prodotto su cui si ha investito.
Fare parte di un gruppo teatrale è sicuramente per un bambino, un ragazzo, un adulto un’esperienza stimolante, arricchente dal punto di vista umano, delle relazioni, ma anche da quello formativo: si impara a rispettare le regole, a confrontarsi con l’altro, a essere costruttivi e propositivi; si capisce il valore del sacrificio e dell’impegno costante, si “fanno i conti” con le proprie paure, le proprie insicurezze.
Credo fermamente che questa forma d’arte vada sostenuta e promossa negli ambiti più svariati per gli innumerevoli benefici che essa possiede e sono davvero contenta che nella nostra piccola realtà di paese ci siano ancora delle persone che con determinazione e tenacia riescono a portare avanti questo progetto così ambizioso anche quando le condizioni spesso non sono del tutto favorevoli.
A queste persone va un meritato GRAZIE.
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